Uomo e ambiente sono facce della stessa medaglia. Chi non rispetta l’ambiente non rispetta se stesso.
Per troppi anni l’ambientalismo si è rivolto soltanto ad una parte limitata e schierata della popolazione, dimenticando colpevolmente che le tematiche ambientali sono universali e trasversali.
C’è bisogno di una maggior coinvolgimento e conoscenza dei temi ambientali , che sappia parlare a 360 gradi a tutti i cittadini, capace anche di costruire alleanze e di portare la questione ecologica al centro della politica.
Partendo da questa convinzione, il nostro compito è di sostenere la “green-economy”, sostenendo la ricerca, l’innovazione e la formazione per lo sviluppo del lavoro ecologico e per la rinascita della competitività del nostro sistema industriale.
Vanno ribaditi e rinnovati i limiti indicati dal principio di sostenibilità:
- per una risorsa rinnovabile (suoli, acqua, foreste,), la percentuale sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella di rigenerazione;
- per una risorsa non rinnovabile (combustibili fossili, giacimenti minerari, acque sotterranee), la percentuale
sostenibile di impiego non può essere maggiore di quella con la quale è possibile rimpiazzarla con una risorsa rinnovabile (ad esempio: investire parte dei profitti per l’adozione di tecnologie produttive con risorse rinnovabili).
ECONOMIA CIRCOLARE
L’economia circolare è una grande sfida e nasce con l’obiettivo di disegnare un futuro più sostenibile, in cui ridurre gli sprechi e utilizzare al meglio le risorse di cui disponiamo. L’obiettivo principale è quello di affrontare gli interessi economici e ambientali massimizzando l’efficienza nell’uso delle risorse, prendendo in considerazione l’intera catena del valore (compreso il consumo sostenibile, la produzione, la gestione dei rifiuti) anche attraverso l’innovazione, quindi favorendo lo sviluppo di nuovi mercati e nuovi modelli di business. Un modello circolare che pone al centro la sostenibilità del sistema, in cui non ci sono prodotti di scarto e in cui le materie vengono costantemente riutilizzate, un sistema in cui tutte le attività, a partire dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate in modo che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun altro.
I temi su cui puntare sono l’innovazione dei modelli di business favorendo lo spostamento delle preferenze dei consumatori verso l’accesso ai servizi come alternativa al possesso dei beni, l’innovazione di prodotto e l’innovazione di processo: queste sono le linee di sviluppo strategico che si devono perseguire, con meccanismi non solo di incentivazione finanziaria ma anche e soprattutto meccanismi premianti, facilitati e agevolati.
È necessaria una maggiore certezza delle regole di contesto, e quindi di un auspicabile incremento dei tassi di raccolta, riciclaggio e riutilizzo, a beneficio del risparmio complessivo di risorse, nonché dell’incremento dell’occupazione nei comparti interessati.
Tali temi sono rilevanti non solo in chiave ambientale, ma rappresentano uno stimolo alla creazione di valore economico ed occupazionale, in quanto consentono di estendere le filiere produttive e di servizio e di crearne di nuove, in linea con quanto ha cominciato a fare la green economy anche a livello locale.
È bene sintetizzare le esperienze già attive, consentire e prevedere una autonomia a livello regionale di pianificazione ed individuazione delle misure di implementazione dell’economia circolare a partire dalla attribuzione delle competenze nella disciplina del recupero di specifiche categorie di rifiuti.
A livello nazionale vanno adottate norme chiare che consentano di attribuire la qualifica di non rifiuto a specifici prodotti, che consenta e promuova un loro diffuso riutilizzo, e per la definizione di nuovi combustibili ammissibili nei cicli produttivi.