“Abbiamo deciso di convocare questo Consiglio regionale aperto per fare il punto sul tavolo di crisi e discutere di una situazione che si protrae sin dall’anno 2000, e che purtroppo continua a persistere e non sembra ad oggi trovare una facile soluzione, nonostante l’impegno di tutte le istituzioni pubbliche. Questa Assemblea legislativa è da sempre vicina ai lavoratori e continuerà a esserlo finché la drammatica situazione non verrà risolta”.
Così il presidente del Consiglio ha aperto la seduta dedicata all’ex Embraco e alle ricadute occupazionali, con interventi della Giunta, dei gruppi consiliari, del Mise, sindaci e rappresentanti dei lavoratori.
“Abbiamo ottenuto l’estensione degli ammortizzatori sociali fino al 31 dicembre, ma per allora deve esserci onestà intellettuale sulla certezza di una soluzione – è la richiesta del presidente della Gunta – perché di pacche sulle spalle i lavoratori e le loro famiglie ne hanno già ricevute fin troppe. Ora il rischio è quello di un altro pacco sotto l’albero di Natale, questa volta vuoto però. Dobbiamo pulire la macchia del Piemonte su questa vicenda, in una regione che invece ha tanti imprenditori illuminati e di grande responsabilità sociale. Qui invece c’è stata solo irresponsabilità totale e noi dobbiamo fare in modo che casi del genere non accadano mai più. Per questo, anche in vista dei fondi europei del Pnrr, deve essere chiaro che chi viene in Italia e in Piemonte, e prende risorse pubbliche, deve restarci. Altrimenti le restituisce. E questo va scritto in legge”.
Dura la presa di posizione dell’assessore al Lavoro: “quella di Embraco è la storia di promesse sempre mancate, fino al fallimento del progetto Italcomp, un piano che tutti ritenevano potesse funzionare e farci diventare il polo europeo dei compressori. Come assessorato stiamo lavorando, con gli strumenti a disposizione, a un piano di formazione e ricollocazione che però deve essere finalizzato ad un progetto di reindustrializzazione che solo il governo centrale può fornire. Nonostante gli sforzi del nostro territorio, è dal 23 aprile che non riusciamo ad avere un’interlocuzione diretta con il Mise. Da soli non possiamo farcela, il silenzio è assordante. La soluzione non possono essere gli ammortizzatori per prendere tempo, che diventano l’eutanasia di 391 famiglie. Sta mancando l’orgoglio e la visione industriale di questa nazione, una volontà di rilancio con l’impegno di due regioni. Abbiamo chiesto al governo di dirci quale potrebbe essere l’alternativa al progetto Italcomp, avere un governo che si arrende è inaccettabile”.
“Il progetto Italcomp non è più fattibile da tempo. La posizione del Mise è stata ribadita più volte anche al tavolo Acc. Bisogna cercare di trovare altre soluzioni – ha spiegato Luca Annibaletti, coordinatore della struttura per le crisi d’impresa del Mise – abbiamo ribadito che il programma di politiche attive e il piano di reindustrializzazione avranno tutto il supporto per studiare un percorso insieme alle istituzioni locali. Abbiamo ben presente questo caso, dal ministero c’è la massima disponibilità a collaborare per arrivare a una soluzione”.
Per i sindaci di Chieri e Riva di Chieri “in questa seduta sembra di essere arrivati ai titoli di coda. In questi anni abbiamo ascoltato progetti anche fantasiosi, ma lo stabilimento è drammaticamente vuoto. È mancato il Mise e il ministro non si è mai dimostrato disponibile a incontrare sindacati e lavoratori. Abbiamo creduto al progetto Italcomp, abbiamo sentito parlare di investitori esteri, ma questo “papa straniero” non si è mai palesato e il commissario Castro ha recentemente detto che lo stabilimento non è adatto alla produzione di compressori. I lavoratori vogliono risposte a questa ferita aperta. Vogliamo sapere se esistono scenari concreti e non aspettare la fine della cassa integrazione. Invitiamo ministro e viceministro a venire a guardare negli occhi gli operai e dire con chiarezza che la vicenda si è esaurita”.
L’assenza del governo è stata lamentata anche dai rappresentanti dei sindacati Cgil, Cisl, Uil, Ugl e dai lavoratori intervenuti: “Siamo trattati come la provincia di una colonia, abbiamo bisogno di essere ricevuti al Mise per un confronto franco e aperto per dare continuità ai lavoratori. Embraco è lo specchio della politica industriale italiana, tutte le vertenze sono a un punto morto e non vediamo politiche attive concrete. Il territorio deve essere unito e pretendere uno scatto di dignità, chiedendo di porre fine a interventi industriali predatori come quello che ci riguarda”.

Il dibattito in Aula

Il dibattito è stato aperto dal gruppo Lega Nord, che ha sottolineato come da un lato al Ministero dello Sviluppo economico non tocchi il ruolo di imprenditore e dall’altro la necessità di mettere in campo tutte le forze possibili per giungere a una soluzione positiva per i lavoratori.

Il Pd ha evidenziato la necessità di accantonare le dietrologie per concentrarsi sul presente e individuare un piano per affrontare le attuali criticità, sottolineando che il Ministero dovrebbe cercare e proporre soluzioni, investendo e creando le condizioni affinché esse possano diventare attrattive per gli investitori.

Per Fdi il Governo continua a dimostrarsi distante e il fatto che il tavolo del Ministero non sia più stato convocato, ne è un chiaro indizio. I lavoratori, però, non possono essere abbandonati a sé stessi.

La cassa integrazione – ha sottolineato il M5s – scadrà a dicembre e non c’è tempo da perdere. Una soluzione va trovata al più presto non solo per i lavoratori dell’ex Embraco ma per tutti quelli che rischiano di perdere il lavoro in seguito alla pandemia.

Per il M4o l’intervento del Ministero è stato decisamente generico, senza proposte ed elementi concreti per studiare e approfondire la situazione, che pare ormai con poche speranze.

I Moderati hanno evidenziato l’esistenza di un problema di comunicazione, se Ministero e Giunta regionale sostengono cose diverse. La Regione, inoltre, non può essere lasciata da sola perché partite come quella dell’ex Embraco richiedono di essere concertate in sede ministeriale.

Per il gruppo Monviso la grande incognita cui il Ministero non sa dare risposta è che cosa si preveda per il futuro di 400 lavoratori, che è necessario sostenere e tutelare fino all’avvenuto ricollocamento.

Per Luv il caso ex Embraco rappresenta una conseguenza dell’ideologia liberista in una partita in cui il Governo pare essere semplice spettatore e la dimostrazione di un atteggiamento servile verso chi dispone di grandi capitali a discapito di aziende e lavoratori.

Cogliendo le sollecitazioni giunte dall’Aula, l’assessore al Lavoro ha invitato l’Assemblea a sottoscrivere un documento per istituire un tavolo interministeriale coordinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per concertare un piano di salvataggio dei lavoratori ex Embraco.