“C’è una data simbolo, quella del 9 novembre,  che segna la liberazione dall’oppressione dal comunismo, ma purtroppo se ne parla troppo poco sia nelle scuole sia nelle istituzioni. Proprio per questo, quest’anno tra i temi  del nostro Progetto di Storia contemporanea rivolto alle scuole abbiamo inserito quello della caduta del Muro di Berlino. Il nostro intento è quello infatti di rilanciare e promuovere, proprio tra i giovani, quei segni di speranza e quelle aspettative per un futuro migliore attraverso un’Europa che sia in grado di difendere le proprie radici e tradizioni e la propria identità”. Con queste parole il presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia ricorda il trentesimo anniversario dalla notte di quel fatidico 9 novembre 1989, quando cadde un simbolo storico della cortina di ferro, segno della fine del mondo diviso in due blocchi contrapposti e inizio della riunificazione della Germania.

“Credo che il modo migliore per celebrare il trentennale della caduta del Muro e per riflettere sul significato di quell’evento sia evitare la retorica facile e scontata. E mi auguro che così facciano le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato al Progetto di Storia contemporanea e che, davvero numerosi, hanno scelto la caduta del Muro come tema della loro ricerca”, ha dichiarato Mauro Salizzoni, vicepresidente del Consiglio regionale delegato al Comitato Resistenza e Costituzione. “Quel Muro non divideva solo una città e un continente, ma due visioni del mondo, della storia e dell’uomo. Se gli eventi di trent’anni fa hanno segnato una profonda rivoluzione geopolitica, con la vittoria della democrazia occidentale sul totalitarismo sovietico e del capitalismo sul comunismo, tuttavia oggi dobbiamo chiederci se davvero la vittoria delle libertà e dei diritti sia stata tale. Quando mi giunse la notizia mi trovavo a Bruxelles, e tutti in quel momento abbiamo immaginato l’avvento di un mondo più libero, più giusto e inclusivo, più pacifico. Così è stato? Oppure alcune di quelle promesse si sono rivelate illusioni o, addirittura, sono state tradite?”.

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